di Federica Falzone
Si è conclusa ieri la 70° edizione del Festival di Sanremo che ha visto vincitore l’artista Antonio Diodato con la sua “Fai Rumore” . Proprio il “rumore” delle parole, la profondità del testo del brano hanno colpito gli spettatori, consegnando la vittoria all’artista Diodato. D’altronde questo è stato soprattutto, a dispetto dei più strampalati avvenimenti e polemiche, il Festival che ha dato spazio alle parole, al loro potere e alla loro capacità di fare “rumore”.
In questo Festival hanno vinto le parole. L’incantevole e delicato potere delle parole. Ci ha mostrato fin dall’inizio il bivio della scelta delle parole per ferire o per curare. Per questo resterà uno dei momenti più significativi del 70° Festival di Sanremo il monologo della giornalista Rula Jebreal.
La giornalista e scrittrice Rula Jebreal, con carisma e fermezza, attraverso le parole, ci ha accompagnato nell’orrore e nello splendore, alternando letture tratte da un leggìo nero e da un leggìo bianco.
Così il suo monologo è divenuto un profondo viaggio nei contrasti, tra la bellezza delle parole delle canzoni più note e quelle terribili, crudeli usate per narrare la violenza sulle donne.
Prima ha iniziato con le parole di commenti inopportuni, domande relative agli indumenti indossati il giorno dello stupro. Un velo di lamiera che colpisce le vittime.
“Come era vestita lei quella notte?”.
D’altronde le parole illuminano dettagli che graffiano, e per dimenticare lo struggente eco di paura e vuoto che lasciano occorrono solamente le carezze che Battiato sa condurre a noi.
“Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via […] Perché sei un essere speciale e io avrò cura di te”
Le parole cullano, le parole forgiano le note, le parole possono uccidere, possono anche salvare.
“Ogni sera, prima di dormire, ci liberavamo tutte insieme di quelle parole di dolore. Io amo le parole. Ho imparato, venendo da luoghi di guerra, a credere nelle parole e non ai fucili, per cercare di rendere il mondo un posto migliore. Anche e soprattutto per le donne.”
Le parole cullano, le parole forgiano le note, le parole possono anche uccidere, le parole non ascoltate hanno ucciso chi le fa vibrare dentro quel discorso.
“Il dolore era una fiamma lenta. […]Il suo corpo era qualcosa di cui lei voleva liberarsi. […] Perché mia madre Nadia fu brutalizzata e stuprata due volte: a 13 anni da un uomo e poi dal “sistema” che l’ha costretta al silenzio, che non le ha consentito di denunciare”.
Le parole si espandono fra la platea del teatro Ariston e si rispecchiano negli occhi delle donne, della giovane figlia, nelle sue lacrime.
E così come le parole hanno avvolto i telespettatori alle immagini, agli schermi, nello stesso modo possono rendere liberi, accarezzare, rendere un macigno un sogno.
Le parole di Rula Jebreal da oggi potranno essere luce nel petto di qualcuno che sceglierà il “no”, sceglierà di chiedere aiuto a professionisti, di invertire il senso di marcia, curare le sue ferite.
Rigoni Stern affermava che le parole possono perfino aiutarci a fare la differenza tra l’essere vivi ed essere morti.
Tra i vari momenti e le mille emozioni che con delicatezza si sono alternati in questo festival grazie a un Amadeus che intreccia umorismo, ironia, monologhi e ospiti del passato e del presente, sarà ricordato il coraggio di Rula Jebreal di parlare di sé con la pacata e sconfinata forza di chi ha ripercorso la sua storia e di essa ne ha fatto un punto di avvio, un quieto luogo di certezze.
“E’ possibile trovare le parole giuste. E’ possibile raccontare l’amore, il rispetto, la cura”.
Le parole delle canzoni del monologo ce lo hanno ricordato, parole di uomini per le donne, le parole che scegliamo ogni giorno per parlare a noi stesse ce lo segnano sulla pelle.
Grazie Rula Jebreal per averci offerto le parole giuste per capire, le parole giuste per fermarci e riflettere, immaginare, amare. Grazie per averci condotto al bivio della scelta delle parole per ferire o per curare.
Bellissime parole,molto profonde e ricche di sensibilita.Mi hanno emozionata come solo le parole sanno fare.