di Ivan Ariosto
All’indomani del 2° raduno delle “Sardine” a Bologna – a distanza di pochi mesi dalla manifestazione che ne ha consacrato il successo nazionale – è forse opportuno provare a tracciare un bilancio del contributo che questo movimento ha apportato al dibattito politico nazionale.
Personalmente, ritengo illogico che chi organizza, o semplicemente partecipa, ad una manifestazione spontanea e pacifica contro un partito di cui non si condividono le idee, debba essere “costretto” dai mass media a divenire qualcosa che non è, ovvero ad assumere, a sua volta, le sembianze di un movimento politico. È una trasformazione che è già avvenuta, qualche anno fa, con il Movimento 5 stelle e ne stiamo ancora pagando le conseguenze. Un Paese avveduto, che ha memoria del proprio passato, dovrebbe aver imparato che mettere un geometra al Ministero delle Infrastrutture o la massaia al Ministero dell’Economia non è la soluzione giusta; tuttavia, l’Italia sembra esserci ricascata, ed è pronta ad affidare le chiavi della nazione ai giovani radunatisi ieri in Piazza VIII Agosto. D’altronde, si sa, solo ripetendo sempre gli stessi errori si impara ad eseguirli alla perfezione!
È innegabile che il successo delle “Sardine” (nonché quello del M5S all’epoca della sua nascita) sia da ricondurre – da un lato – alla “fame” di novità di una grande fetta di elettorato, sempre più esasperata per la pochezza intellettuale dei propri rappresentanti politici e – dall’altro – all’attenzione parossistica riservatagli dalla totalità dei media. Un’attenzione che, dopo la duecentesima intervista televisiva, e dopo che la grigia quotidianità inizia a scolpire la vera caratura dei protagonisti, si smorza rapidamente.
Ma torniamo al punto: quale contributo ideologico hanno fornito fin qui le “Sardine” per arginare la propaganda salviniana?
Volendo sintetizzare, i punti maggiormente ribaditi da Mattia Santori e co., rivolti alla classe politica italiana, sono: governate bene, parlate bene, comportatevi bene. E poi Bella ciao e siamo antifascisti.

Si può davvero sussumere questo genere di slogan nel paradigma della proposta politica? Queste sarebbero le armi da usare contro il becero populismo della Lega? È corretto storicamente paragonare il gennaio del 2020 all’aprile del 1945?
Chi scrive ritiene che la nostra generazione possa fare meglio di così per contrastare l’ignoranza dilagante, l’ottusità della politica e la semplificazione estrema di questioni altamente complesse, quali sono quelle proprie del mondo globalizzato di oggi.
Agitare lo spettro del Fascismo o l’imminente elezione di Galeazzo Ciano alla presidenza della Repubblica è – oltre che ridicolo – anche oltraggioso per la memoria di questo Paese, per coloro che hanno vissuto davvero gli anni bui della dittatura, della mancanza di libertà e di informazione.
Quella stessa informazione che, ormai da mesi, porta in processione da un talk show all’altro – come una moderna Madonna Pellegrina – i rappresentanti delle “Sardine”, pretendendo che siano la novità salvifica del nostro Paese.
Le immagini di “anime belle” come Concita De Gregorio, Patrizio Roversi, Pif, sul palco del “concertone” organizzato ieri dalle “Sardine”, non può che gettare nello sconforto qualunque elettore che – disgustato dal troglodita Salvini e stanco del solipsismo renziano – auspichi la nascita di una forza riformista che abbia qualcosa di serio da dire nel 2020.
Dirà il futuro se le suddette considerazioni si riveleranno del tutto errate.
(Qui il video sulla manifestazione delle “Sardine” di ieri a Bologna)
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