Di Giorgia Moscarelli

“Foggia, 37enne uccide la fidanzata e confessa il delitto”.

“Cagliari, donna uccisa a coltellate. Fermato il fratello, litigavano per l’eredità”.

“Padova, si sveglia dopo giorni di sedazione. Arrestato il compagno”.

“Milano, uccide compagna, poi cerca di suicidarsi”.

“Palermo, donna uccisa a coltellate: fermato l’amante”.

Ogni 72 ore, in Italia, viene uccisa una donna. I dati sono spaventosi. Secondo il rapporto Eures, negli ultimi 20 anni, il nostro Paese ha contato 3230 vittime femminili, quasi il 30% del totale degli omicidi, di cui 2355 femminicidi familiari, 1564 di coppia. Nel resto del mondo la situazione non migliora, tutt’altro.

Mariti, fidanzati, fratelli, amici sembrano aver dimenticato il proprio ruolo e perso la ragione, alcuni per gelosia, altri per semplici incomprensioni. Coloro che dovevano essere protette ed amate, subiscono continui torti da coloro ai quali avevano affidato le proprie vite, caricandosi – non lo dimentichiamo – delle vite, delle debolezze, delle preoccupazioni dei propri uomini. Altro che sesso debole!

Eppure una debolezza si fa nemica di molte donne, nella misura in cui non riescono a denunciare le violenze subite, che siano fisiche o verbali, continue o occasionali. E se trovano il coraggio per farlo, non ricevono una pronta ed adeguata risposta dallo Stato. La denuncia inascoltata non fa altro che sollecitare l’aggressività di stalker, assassini e malintenzionati, inibendo le vittime nel prendere una posizione. Esse rimangono immobili, in uno stato di paura, impotenza e diffidenza, finché il loro carnefice glielo permetterà.

In una giornata come questa, alla luce dei fatti che quotidianamente destabilizzano le nostre giornate, i nostri valori, dobbiamo soprattutto ricordare, sottolineare, quanto sia importante che il coraggio delle donne venga affiancato dall’impegno dello Stato, oggi come domani, affinché ogni madre, ogni figlia, ogni sorella possa sentirsi libera di esprimersi, di scegliere, di vivere.

Foto di Ettore Maria Garozzo