Di Luigi Garbato
In questi ultimi giorni è stato attivato l’impianto di illuminazione del complesso monumentale di Santa Maria degli Angeli, facendo emergere dall’oscurità la bellezza emozionante dell’intera area monumentale.
Posta ai piedi del Castello di Pietrarossa, la chiesa fu edificata nel Trecento, probabilmente per volontà della famiglia Lancia, ma nel corso dei secoli fu più volte modificata. Nel 1604 fu costruito, sul lato Sud della chiesa, il convento dei Frati Minori Osservanti, raccolto attorno a un cortile quadrato e a un secondo cortile chiuso su due lati dalla rocca del castello, quest’ultimo ridotto in ruderi sin dal crollo del 1576. L’intero complesso ecclesiastico conobbe una triste fase di declino nella seconda metà dell’Ottocento quando, dopo l’Unità d’Italia, il convento fu trasformato in caserma e la chiesa adibita a magazzino militare. Nel 1878 alle spalle del complesso fu edificato il cimitero cittadino Angeli che si distingue oggi per la presenza di cappelle gentilizie interessanti sia dal punto di vista artistico sia dal punto di vista storico. Nel corso del Novecento la chiesa e il convento di Santa Maria degli Angeli sono stati abbandonati, interessati da attività lavorative incompatibili con il bene di interesse storico-artistico e deturpati da superfetazioni abusive.

Solo nel 2009 è stato avviato un parziale e difficoltoso intervento di restauro, durato 5 anni e costato più di 3,2 milioni di euro. A guidare l’intervento è stato l’arch. Daniela Vullo, “la signora delle chiese”, oggi Soprintendente di Caltanissetta alla quale spetterà l’onere di organizzare i lavori di completamento del restauro del convento, finanziati con 1,8 milioni di euro dal Patto per la Sicilia e da avviare probabilmente entro la fine del 2019.
Oggi la chiesa si presenta spoglia: al suo interno sono stati rifatti la pavimentazione e il tetto, è stata recuperata la cripta e sono riemersi pochi lacerti delle decorazioni degli altari laterali, nonché le testimonianze scritte lasciate da alcuni militari nel corso dell’Ottocento. Ma un tempo la chiesa era ricca di pregiate opere d’arte, come si evince leggendo il libro “Mentilumifer. Devozione popolare e tradizione francescana in un’antica cronaca nissena” di Michele Mendolia Calella (Lussografica, 2012), che decoravano gli altari. Tra queste opere la più prestigiosa era certamente il Crocifisso dello Staglio, una grande croce dipinta custodita oggi nell’abbazia di Santo Spirito.

In occasione del festival “Paesaggi di mezzo” (16-20 ottobre 2019) la chiesa ospiterà la mostra “Paesaggi al centro” con opere pittoriche, scultoree, fotografiche, video e installazioni degli artisti nisseni Caterina Arena, Giovanni Bartolozzi, Alberto Antonio Foresta, Ettore Maria Garozzo, Anna Giannone, Floriana Rampanti, Francesco Siragusa, Loris Viviano e Cristiano Giamporcaro.
Il convento invece è restaurato completamente solo al piano terra, il primo piano invece – con le pietre segnate da particolari simboli di riconoscimento – attende ancora di essere restaurato per intero. Al piano terra dunque, dove è riemerso un grande affresco nell’ex refettorio, è attualmente ospitata la Biblioteca delle biblioteche “Mario Arnone” della Società Nissena di Storia Patria.
Nello spazio del convento, in occasione del festival paesaggistico prima citato, Leonardo Cumbo esporrà le fotografie dei suoi paesaggi caleidoscopici all’interno del chiostro, mentre nel refettorio si potrà visitare la mostra fotografica dei Fotonauti e del Parco delle Madonie.

Insomma, dopo il grande successo delle Vie dei Tesori a settembre, in occasione delle quali il complesso di Santa Maria degli Angeli è stato visitato da centinaia di persone, nel mese di ottobre con il festival “Paesaggi di mezzo” torna nuovamente a essere un luogo di aggregazione culturale e sociale per l’intera città.
Il mio auspicio è che lo sia sempre di più, grazie anche alle messe domenicali, ai futuri lavori di completamento del restauro e ad altre iniziative culturali che si vorranno organizzare.
Del resto si tratta davvero di un luogo miliare per l’identità nissena: qui si trovano i resti del Castello di Pietrarossa, simbolo della città nello stemma comunale e probabile origine del nome arabo (“castello delle donne”); qui aleggia il fantasma della principessa normanna Adelasia; la chiesa è una delle più antiche della città, la Vetere appunto contrapposta, dalla fine del Cinquecento, a Santa Maria la Nova, odierna Cattedrale; nel convento i frati realizzavano un dolce prelibato, il torrone, per il quale la città oggi è famosa.
Riappropriarsi di Santa Maria degli Angeli in definitiva vuol dire riappropriarsi della vera identità antica di Caltanissetta.
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