Di Antonio Picone
Donald Trump rientrato dal G7 di Biarritz (Francia) ha deciso di pubblicare su Twitter un endorsement per il Presidente del Consiglio Italiano Giuseppe Conte (o Giuseppi come scrive lui). Il tweet dice: “ Il rispettato Primo ministro della Repubblica Italiana Giuseppi Conte ha rappresentato l’Italia in modo energico al G7. Ama il suo Paese grandemente e lavora bene con gli USA. Un uomo molto talentuoso che spero resti Primo ministro”.
Non era mai accaduta una cosa del genere, nemmeno ai tempi dell’appassionato rapporto tra George W. Bush e Silvio Berlusconi. Certo molti presidenti durante le conferenze stampe si erano scambiati degli elogi, ma questo è tipico durante gli incontri internazionali specie se poi tra alleati storici come l’Italia e gli USA. Nessun presidente si è mai sognato di augurarsi pubblicamente chi possa diventare il nuovo premier italiano ed è facilmente intuibile il perché, infatti non essendo l’Italia, almeno sulla carta, una colonia statunitense ed essendo anche una Repubblica Parlamentare spetta solo ai parlamentari italiani decidere chi sarà il nuovo Presidente del Consiglio. Questo sostegno pubblico risulterebbe quindi essere, qualora venisse eletto un altro presidente, una grave e indigesta scortesia diplomatica oltre ad essere, un seppur velato e blando, tentativo di intromissione negli affari interni dello Stato Italiano ed, infine, una fin troppo scarsa considerazione del, già sminuito, Parlamento Italiano.
Eppure nei rapporti bilaterali tra i presidenti dei due Paesi si pensava di aver già visto tutto: lo scontro, negli anni ’80 con la crisi di Sigonella, tra Bettino Craxi e Ronald Reagan culminato poi con una lettera di quest’ultimo che iniziava con un “Dear Bettino…” e dove lo invitava cordialmente a fargli visita a Washington; il “party” alla Casa Bianca organizzato da Barak Obama per Matteo Renzi e un centinaio di ospiti italiani ed italo-americani; fino alla offesa di Berlusconi (che lui chiamava “carineria”) ad Obama definendolo “abbronzato”. Barack Obama in realtà aveva altri motivi per non considerare Berlusconi il quale era di un altro colore politico, era il miglior amico di Putin e Gheddafi in Occidente e soprattutto era stato il più grande ammiratore del suo predecessore Bush. Il rapporto tra Berlusconi e Bush era veramente speciale, tanto che Bush lo aveva invitato nella residenza di campagna presidenziale di Camp David (privilegio riservato a pochissimi leaders e mai a un italiano) e, non solo, lo aveva anche invitato nel Marzo 2006 a parlare in pompa magna al Congresso Americano (sperando, velatamente, di aiutarlo nelle elezioni che si sarebbero svolte nel Maggio 2006 ma che videro sconfitto Silvio e vincente Romano Prodi). Certo, Berlusconi se lo era guadagnato il rispetto di Bush appoggiandolo e inviando truppe italiane in Afghanistan e poi in Iraq (cosa che non fecero, anzi tentarono di osteggiare, il Presidente Francese Jacques Chirac ed il Cancelliere tedesco Gerhard Schröder) oltre al gran da farsi per fare dialogare il presidente americano con Vladimir Putin.
Tornando a Trump e Conte i due si sono visti, in 14 mesi, non molte volte ma Donald lo aveva già elogiato su Twitter. Secondo la CNN l’ultimo elogio di Trump è dovuto al fatto che Conte assieme a lui, al G7 di Biarritz, abbia chiesto la riammissione della Russia, divenendo così nuovamente G8. A questa richiesta si sono opposti la Germania di Angela Merkel e il Regno Unito di Boris Johnson. Inoltre, dato che i rapporti di Trump con Merkel e Macron non sono tra i migliori con Conte ‘amico’ avrebbe un alleato forte all’interno dell’U.E.
Detto questo, si può affermare che il Presidente americano usa Twitter per dire tutto quello che gli passa per la testa tanto da definire, per esempio, il presidente canadese, Justin Trudeau, un disonesto oppure il presidente Xi Jinping un nemico degli USA, anche se passato qualche giorno, lo ha definito un grande leader, fa poi lo stizzito con la presidente danese Mette Frederiksen perché non vuole vendere la Groenlandia agli USA o ancora minaccia il leader nord coreano Kim Jong-un scrivendo che sulla sua scrivania il tasto che serve a lanciare armi nucleari è molto più grande del suo.
Per quanto riguarda invece l’elogiato presidente, ed eventuale prossimo, Conte forse ancor più di questi elogi avrebbe dovuto gradire l’appoggio promesso da Trump all’Italia per la questione libica, appoggio che poi ci è stato negato favorendo così le posizioni di Francia ed Egitto. Ma è molto facile dimenticare il mancato sostegno se ricevi un complimento pubblico da parte dell’uomo più potente del mondo, specie se a rimanerci malissimo è il tuo nemico politico Matteo Salvini?
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