Di Rocco Gumina
Mentre in Italia è in atto una crisi politica tutta narcisismo e istinto, dall’altra parte del mondo il presidente brasiliano Bolsonaro ha recentemente licenziato il capo dell’agenzia nazionale a tutela delle foreste, Ricardo Galvão, reo di aver ricordato pubblicamente la necessità di bloccare la deforestazione illegale dell’Amazzonia. Inoltre, dinanzi alle proteste delle donne indigene residenti nella foresta e minacciate dall’abbattimento degli alberi, Bolsonaro ha risposto a più riprese che non occorrono allarmismi e particolari attenzioni per la difesa dell’Amazzonia. Quest’ultima si sviluppa in ben nove Stati sudamericani ma il territorio brasiliano abbraccia quasi il 70% della sua estensione. Se è vero che il Brasile dovrebbe essere il primo Paese a tutelare l’Amazzonia, è più vero che il “polmone verde” del mondo è un bene che interessa l’intera umanità. Infatti, specialmente nell’epoca del disastro ambientale e del mutamento climatico, la distruzione illegale giornaliera di centinaia di metri quadrati di foresta amazzonica – e la conseguente migrazione verso le città di migliaia di indios – deve preoccupare tutti e spingere i governi nazionali, le organizzazioni non governative, le reti internazionali di carattere sociale, politico e culturale ad intervenire prima che sia troppo tardi.
Con lo svolgimento del sinodo amazzonico indetto da papa Francesco e previsto per il prossimo ottobre, la Chiesa cattolica pone al centro della sua missione l’impegno per l’uomo e l’ambiente con speciale attenzione alle urgenze connesse alla devastazione dell’Amazzonia e allo sradicamento dei popoli indigeni. La scelta di Bergoglio ci conferma, ancora una volta, l’attitudine del messaggio cristiano di leggere i segni dei tempi e di stare al fianco dei poveri del pianeta. Alla luce di quanto è già stato affermato da Francesco nell’enciclica sociale Laudato si’, si tratta – per dirla con il teologo peruviano Gutierrez – di aggiungere alla prassi di sostegno verso i poveri, la ricerca di «una specie di giustizia ecologica nei confronti della terra, madre della vita e alimento per tutti».
Il contributo che desidera offrire il prossimo sinodo sull’Amazzonia non cercherà di decifrare, rappresentare o riepilogare istanze ambientali, sociologiche, economiche e politiche bensì mirerà ad ascoltare il grido dei poveri e della terra – letteralmente sfigurati dai potenti – al fine di ricercare giustizia, libertà e verità. Per questi motivi, l’iniziativa ecclesiale del Papa è in piena sintonia con le più intime corde del messaggio biblico di liberazione e speranza, e dunque con il cammino storico della Chiesa, destinato agli afflitti, agli emarginati, agli ultimi e a quanti subiscono violenze e soprusi. In modo più preciso, possiamo affermare che, con il sinodo amazzonico, Bergoglio ha proposto – tanto alla comunità ecclesiale quanto agli organismi governativi, al mondo delle multinazionali e delle mafie – di parlare di Dio a partire dalla sofferenza degli innocenti. Con questi termini, possiamo intendere che il prossimo sinodo – più che narrare un generico seppur importante umanitarismo misto ad ambientalismo – è una delle vie più autentiche per annunciare il Dio biblico nella contemporaneità e, quindi, di promuovere l’uomo e l’ambiente a partire da una visione cristiana della realtà.
Il documento stilato in preparazione al sinodo e intitolato Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale, precisa che la dinamica dell’ascolto delle sofferenze degli uomini e della foresta è il primo passo per riconoscere la compagine umana e ambientale amazzonica come un soggetto con il quale pensare il futuro. Tale ascolto mostra che, ad oggi, l’Amazzonia è fra le aree più vulnerabili del pianeta nella quale la vita umana, animale e vegetale viene quotidianamente minacciata da logiche affaristiche interessate allo sfruttamento del suolo, della legna e delle risorse naturali. Da questa situazione, emerge la necessità di avviare una rete sociale orientata a vincere la sfida per la ricerca della giustizia e, pertanto, a garantire una «vita abbondante» ricca di speranza. Speranza in vista di un futuro capace di difendere e di accrescere le varie forme di vita presenti nella foresta. Inoltre, il documento sottolinea che per avviare e sviluppare questo processo, sono prioritari due fattori l’un l’altro legati: la perenne conversione della Chiesa chiamata a sostenere gli ultimi e a denunciare le ingiustizie dei potenti; la diffusione di processi educativi integrali al fine di intendere la realtà umana, sociale e ambientale come una rete di connessioni da custodire per assicurare il futuro del pianeta.
Con la scelta di celebrare un sinodo per l’Amazzonia, Papa Francesco ci mostra la straordinaria forza e attualità di un messaggio cristiano per nulla ridotto a stampella culturale di un Occidente in crisi d’identità e in cerca di falsi tradizionalismi, ma radicalmente connesso alla storia, alla vitalità, alle emergenze, alle fatiche e alle sofferenze degli innocenti del nostro tempo.
La chiesa si assuma la responsabilità terribile per essere stata ed essere ancora oggi essa stessa causa di sofferenze e ingiustizie. Ricordiamo gli 80 mola bambini nativi americani morti nelle missioni cattoliche del nord america dal 700/800