di Alessio Amorelli

L’anno appena trascorso è stato descritto da molti analisti come un periodo dove tutto è cambiato. L’affermazione del MoVimento 5 Stelle come forza di governo, l’inarrestabile ascesa della Lega di Matteo Salvini, il lento e per alcuni inesorabile declino dei partiti tradizionali. Questi stravolgimenti hanno portato alla nascita della cosiddetta “Terza Repubblica”, un fantastico luogo dove i leader politici sono esattamente come noi: tra un selfie e la condivisione del pasto del giorno, i cittadini vivono nell’illusione di essere rappresentati da persone che agiscono, fotografano e mangiano come noi.

In questo contesto, è interessante provare a guardare le cose da un punto di vista storico, maggiormente distaccato dalle contingenze che occupano il dibattito pubblico odierno. L’Italia è stata per lungo tempo divisa in tre macro-aree. L’Italia nord-occidentale dove le lunghe dominazioni straniere non hanno impedito lo sviluppo di un tessuto industriale che non ha nulla da invidiare alle aree Europee maggiormente sviluppate. L’Italia centrale e nord-orientale che si è sempre caratterizzata per una presenza diffusa di realtà industriali e per alcuni esempi storici di buon governo, come il Granducato di Toscana nel periodo illuminista. Infine, l’Italia meridionale. Per lunghissimo tempo terreno di conquista da parte di potenze straniere, il mezzogiorno è stato sempre abituato a ricevere un impulso dirigista dalla politica e questo processo ha impedito lo sviluppo di realtà imprenditoriali autonome dalla classe dirigente del momento.

Questo scenario economico ha certamente delle ripercussioni ha livello politico e amministrativo. Per assurdo, l’Italia nord-occidentale e l’Italia meridionale mostrano un atteggiamento simile verso lo Stato centrale pur partendo da condizioni opposte. In entrambi i territori, è presente un senso di ostilità verso il moderno sistema di potere. Quello che una volta era il triangolo industriale tra Milano, Torino e Genova, rivendica autonomia e la possibilità di competere sui mercati internazionali senza la zavorra della burocrazia romana. Da Roma in giù, invece, si avverte una mancanza di protezione che le classi dirigenti si sono sempre preoccupate di garantire, almeno fino alla nascita del berlusconismo e della seconda Repubblica, quando la protezione ha assunto una forma più mediatica che reale. Per parte sua, l’Italia centrale e nord-orientale, seppur con alcune significative divergenze (leggasi Veneto), ha sempre creduto nello Stato centrale e nella capacità delle classi dirigenti di trovare un compromesso tra le diverse istanze a beneficio dell’intera comunità nazionale.

La tripartizione è emersa anche durante l’infinita campagna elettorale dell’ultimo anno. Soltanto le zone dell’Italia centrale hanno fatto registrare una tenuta dei cosiddetti partiti tradizionali. A riprova di ciò, l’unica regione “rossa” certificata dalle elezioni europee è stata la Toscana. In Emilia Romagna, si è registrato un testa a testa tra la Lega e il Partito Democratico, così come in alcune zone urbane del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. L’unica parte di Italia che ha ancora un po’ di fiducia nella struttura statale risulta essere quella centrale e, in alcuni casi limitati, Nord-orientale.

L’area che conta la maggiore presenza di grandi industrie italiane, il Nord-Ovest, ha registrato un avanzata della Lega che è riuscita nel miracolo di raccogliere sia le istanze autonomiste del Nord che quelle dirigiste del Sud. Ma è da Napoli in giù che si registra il dato più interessante. Il 4 marzo 2018 la stragrande maggioranza degli elettori aveva identificato nel MoVimento 5 Stelle la forza politica in grado di proteggere i loro interessi meglio di chiunque altro. A distanza di un anno una parte cospicua degli elettori ha deciso di affidare le loro richieste a Matteo Salvini, l’uomo forte in grado di dirigere l’economia del Sud Italia verso nuovi lidi. Il Gattopardo è stato scritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel 1958 ma il principio per cui “tutto deve cambiare perché tutto resti come prima” sembra più attuale che mai.