Di Alessio Amorelli

Durante il corso della storia l’uomo si è frequentemente ritrovato a combattere per una patria, per raggiungere il mito di una nazione dove crescere e prosperare insieme alla propria comunità. Come non ricordare, ad esempio, la mitologia sviluppata attorno al risorgimento italiano e alla creazione del Regno di Italia.

La politica, a partire dalle grandi tragedie del secolo scorso, ha progressivamente portato a una disillusione verso gli orizzonti ideali che spingono le comunità ad evolversi e a progredire. La crisi economica e finanziaria che in Italia dura da almeno un decennio ha dato il colpo di grazia ad ogni sussulto ideale presente nella popolazione. Per ragioni più o meno condivisibili, l’opinione pubblica di oggi chiede alla politica la risoluzione di questioni contingenti, con finalità utilitaristiche, senza un preciso fine ultimo da raggiungere.

Le elezioni di domenica 26 maggio rappresentano una novità rispetto al nichilismo che pervade i cittadini. La popolazione europea è chiamata a dirimere una questione fondamentale: rassegnarsi al fallimento dell’Unione Europea oppure tentare di rilanciare il progetto di una casa comune. Inevitabilmente, la vittoria dei “sovranisti” comporterebbe un rafforzamento della disillusione e della rabbia che oggi caratterizzano la nostra società. Si tornerebbe a combattere per qualcosa che abbiamo già ottenuto, la sovranità degli Stati nazionali, e che in passato ha portato a pesanti conflitti tra Paesi. Un riscatto delle forze europeiste, d’altro canto, terrebbe accesa la flebile fiamma di chi sogna ancora una patria Europea per il futuro.

Il mito di una civiltà europea è presente in tantissimi brani della letteratura occidentale. I viaggi di Ulisse e di Enea, la divina commedia dantesca, il processo di Kafka. Si tratta di un mito precario, un mito in continuo viaggio, una tensione continua verso il progresso. Un orizzonte ideale molto diverso dal sogno americano, dalla spiritualità indiana, dal socialismo cinese. Il viaggio verso il progresso, probabilmente, non è un concetto abbastanza solido su cui fondare la patria europea. Per questo motivo, il viaggio deve sempre tenere in considerazione il sistema delle libertà di cui godiamo in Europa. Libertà civili, economiche, scientifiche tutte al servizio della comunità di viaggiatori verso il progresso.

Soltanto in questo modo è possibile recuperare il sogno di una Patria europea. Il messaggio da trasmettere è molto più complicato dei messaggi sovranisti, che oggi vanno per la maggiore. È fondamentale, però, tenere viva la speranza e combattere per un futuro che sia migliore per tutti. Se vogliamo garantire alle prossime generazioni una vita degna di essere vissuta non possiamo che guardare al futuro. Possiamo soltanto stare dalla parte degli Stati Uniti di Europa. La traversata nel deserto sarà lunga e non è detto che ne usciremo vivi. Ma una politica che guarda ai miti del passato non è una politica che merita di essere ascoltata. Adelante, scarpe rotte e pur bisogna andar!