Di Leonardo Pastorello

<<Solo quando viviamo le cose più brutte ci accorgiamo delle cose più belle>>, dice Mariuzzo “il filosofo”, padre di Peppino, protagonista del monologo di Aldo Rapè replicato al Margherita mercoledì 15 maggio.

Le parole dell’attore e i suoni del cantautore nisseno Zafarà rievocano le tragedie della solfara di Gessolungo (1881 e 1959), che hanno drammaticamente segnato la storia postrisorgimentale e postfascista del nostro territorio; Rapè racconta una commovente storia d’amore di Peppino – detto Pinuccio -, orfano di un padre scomparso in miniera.
In un presente in cui la memoria è fuori moda  per via della fatica che essa richiede, Rapè e Zafará promuovono uno spettacolo ribelle e moralistico, al fine di sensibilizzare gli spettatori alla solidarietà e alla lotta per le politiche sociali atte a tutelare la dignità dei lavoratori e dei malati. Parte del ricavato dello spettacolo è stato donato all’associazione Familiari Alzheimer di Caltanissetta, da anni impegnata a promuovere iniziative pubbliche di sensibilizzazione.
 Pur avendo dimenticato la sanguinosa arte di “parlare col piccone”, in questa economia malata di crescita dobbiamo dare spazio alla memoria, attività dello spirito umano che non riguarda soltanto chi è affetto da patologie mentali, ma anche chi di essa non ne fa minimamente considerazione. <<Peppino, qualunque cosa succeda, talìa sempri avanti!>>, dice il perfido Mastro Calò; noi dovremmo dire: qualunque cosa accada, guardiamo le macerie che abbiamo abbandonato.
Sì conclude così una stagione teatrale del Margherita di rilievo, con uno spettacolo che parla di solidarietà e memoria. Quella memoria che si spera resterà nei prossimi anni, per ricordare che i Teatri vanno protetti perché sono la casa di tutti.