Di Leonardo Pastorello

Nel lontano 1 maggio 1947, 1500 lavoratori vollero celebrare la festa del Lavoro a Portella della Ginestra. Quella giornata era particolarmente sentita per via del successo elettorale ottenuto dal Blocco del Popolo nelle elezioni regionali che disillusero la Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi di essere vincente in Sicilia. Com’è noto, in quella storica giornata di festa, 65 persone furono ferite e 11 lavoratori furono uccisi dalla mitragliatrice del bandito Salvatore Giuliano. Quest’ultimo volle insanguinare la festa del Lavoro per dimostrare che la mafia fosse l’unica forza di potere dell’intera provincia, indipendentemente da qualsiasi esito elettorale. Quella strage fu determinante per lo scenario politico nazionale: il 13 maggio, De Gasperi si dimise per lasciare il posto a Francesco Saverio Nitti, un altro antifascista di spicco di quegli anni incaricato da De Nicola. Tuttavia, il nuovo governo non aveva una maggioranza parlamentare a sostegno e l’incarico esecutivo tornò a De Gasperi, che formò una nuova coalizione con tutti i partiti della destra. Questo nuovo scenario politico segnò la fine della storica coalizione antifascista della Prima Repubblica.

Dopo aver brevemente ricordato la tragedia di Portella, spero che mi siano concesse alcune domande: si può parlare ancora oggi di dignità del lavoro nell’economia globalizzata? Il nuovo mercato gestito dagli algoritmi è realmente una garanzia di sicurezza?
Sarebbe lecito affermare che le celebrazioni del 25 aprile e dell’1 maggio rappresentino delle festività per tutti, indipententemente dalla fede politica di appartenenza di ciascun cittadino, come direbbe il nostro ministro dell’Interno Matteo Salvini, ma un dubbio – filosofico – mi sorge: com’è possibile auspicare la modernità del lavoro se la modernità stessa ha ormai sostituito mansioni per mezzo della robotizzazione? E come si possono coniugare le modernizzazioni con i bisogni umani?
Al fine di essere chiaro, pongo un altro interrogativo: come fa un rider a trovare il tempo di andare in bagno se l’algoritmo gli affibbia numerosissimi incarichi da svolgere in brevissimo tempo, senza considerare le condizioni climatiche e sanitarie del lavoratore stesso?

In questo primo maggio di polemiche, chiedo ai ministri dell’Interno e dello Sviluppo Economico: la modernità di cui voi tanto parlate è in sintonia con l’economia virtuosa e con una progredita etica del lavoro?