Di Tommaso Junior Mancuso

Ieri, 25 aprile, come molti sapranno, si è celebrata la festa nazionale in ricordo della liberazione dell’Italia dai nazifascisti, la celebrazione della fine di una guerra lunga e sanguinosa. Mi sfugge come sia possibile sollevare delle polemiche riguardanti l’importanza di ricordare e festeggiare questo evento, senza il quale, bisogna sottolinearlo, non esisterebbe l’Italia che vediamo oggi, con i suoi pregi ed i suoi difetti. Non esisterebbe una Repubblica, non si avrebbe la possibilità di eleggere i propri rappresentanti, non sarebbe possibile neanche avere delle proprie idee. Io stesso non potrei scrivere questo articolo, senza qualcuno alle mie spalle per impormi quali lettere digitare sulla mia tastiera. Eppure, per fortuna, siamo qui a ricordare la storia. La nostra storia.

Il 25 aprile 1945 non coincide con la fine della guerra, che durò ancora giorni, ma è la data in cui le truppe tedesche e quelle della Repubblica di Salò cominciarono la loro ritirata dal nord Italia ed abbandonarono le città di Milano e Torino. A provocare la fuga fu l’avanzata delle truppe angloamericane che avevano superato il Po da sud ed il contestuale, e fondamentale per la riuscita delle operazioni, attacco in molte città (tra cui Bologna) da parte dei partigiani e degli eserciti guidati dal CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) formato, ricordiamolo, non solo dal Partito Comunista e da quello Socialista, ma anche dal partito democristiano e dal Partito d’Azione, tutti gruppi apertamente antifascisti. Insomma, a combattere le truppe nazifasciste non furono solamente gruppi e movimenti di sinistra.

Lungi dal volermi dilungare nei cenni storici, che chiunque può cercare e trovare sui libri, ma anche su internet, volevo stimolare una riflessione proprio sulle recenti polemiche sul fatto che tale festa venga utilizzata come strumento di confronto, o meglio di conflitto, tra comunismo e fascismo, con contestuale vittoria dei primi sui secondi. Sebbene io sia concorde nel sottolineare che la festa del 25 aprile non debba essere strumentalizzata da parte di una fazione politica contro l’altra, anche perché, come ho già scritto, non furono soltanto gruppi e uomini facenti parte delle varie sinistre d’Italia a partecipare alla liberazione, bensì un’alleanza tra forze ed ideologie diverse, esempio di collaborazione da cui la politica attuale dovrebbe prendere esempio, non posso che sentirmi contrariato nel constatare che un ministro della Repubblica scelga di non festeggiare tale evento e di farlo con dichiarazioni pubbliche e di aperta polemica. Probabilmente trova più pragmatico e profittevole, dal punto di vista politico e per raccogliere consensi, presiedere all’inaugurazione di un commissariato a Corleone, per poi raggiungere Caltanissetta in serata per sostenere il candidato sindaco della Lega. Nulla contro l’apertura di una nuova stazione di polizia, il che è sempre qualcosa di positivo per cercare di aumentare la legalità, soprattutto in una città tristemente nota per i fenomeni mafiosi che ha ospitato. Ma, forse, sarebbe stato più appropriato scegliere un altro giorno. Trovo anche normale voler sostenere un candidato sindaco del proprio partito, come hanno fatto tanti altri. Tuttavia, c’è una cosa che proprio non concepisco: decidere di boicottare una festa tanto significativa per il paese, per tutto ciò che rappresenta. Decisione pubblicamente contestata dal sindaco di Montebelluna, anch’egli leghista ed una voce fuori dal coro (almeno pubblicamente) tra i verdi. Se il ministro Salvini avesse veramente voluto evitare strumentalizzazioni, il modo giusto sarebbe stato partecipare ai festeggiamenti, dando il buon esempio ai cittadini ed ai propri seguaci, non boicottarla.

La festa del 25 aprile rappresenta un momento focale e fondamentale nella storia dell’Italia unita. Rappresenta la liberazione dopo un ventennio di dittatura, durante la quale il solo esprimere un’opinione poteva essere motivo di persecuzione, prigionia, esilio e per alcuni, come ad esempio Matteotti, perfino la morte. Rappresenta la fine di un regime che varò le leggi fascistissime (mi verrebbe quasi da dire “razzistissime”), che portò l’Italia alla sciagurata decisione di entrare in guerra al fianco della Germania di Hitler. Una guerra che non solo era ingiusta, ma per la quale non eravamo neanche militarmente pronti, come testimoniano le numerose difficoltà nei Balcani ed in Africa. Rappresenta la vittoria della libertà su un regime che avrebbe voluto rendere gli italiani schiavi della propria ideologia e la vittoria della libertà sulla violenza che il fascismo utilizzava per imporsi.

Io non so se ogni anno scenderò in piazza con la bandiera per festeggiare la liberazione, non sono neanche il tipo da azioni eclatanti, sono orgogliosamente un tipo moderato, nelle idee e nei modi. Tuttavia, sono assolutamente certo che ogni anno ricorderò con orgoglio ciò che è accaduto in questo giorno del 1945 e sarò grato, anche se non li conosco, a tutti coloro che hanno combattuto, si sono sacrificati, hanno dato la propria vita perché si potesse giungere alla conclusione di un periodo tanto buio del nostro paese. Grazie per averci dato la possibilità di vivere in uno Stato in cui la Costituzione è l’unica vera sovrana. Grazie per averci donato la democrazia. Grazie per averci donato la libertà. Viva il 25 aprile 1945! Sempre viva la libertà!