Di Roberta Barba
“Ho il dubbio che la mia generazione
muova una rivoluzione immaginaria,
doveva essere un tramonto
e il bene in trionfo alla fine della storia.
Ma qui non è così,
l’immagine è un pò scura
e il domani fa un pò più paura”
Mi piace iniziare con queste parole che scrisse J-Ax nel 2002 nella sua canzone “non è un film”. Anche io avevo il dubbio che la mia generazione potesse non essere in grado di fare una rivoluzione. E per rivoluzione non intendo quella dei moti rivoluzionari del ‘48, il cui scopo fu quello di abbattere i governi della Restaurazione per sostituirli con governi liberali, dunque una rivoluzione armata o qualcosa di violento, ma quella del ‘68, straordinario momento di crescita civile, dunque una rivoluzione di idee, di pensiero. La rivoluzione, per come la intendo io, è pacifica, culturale, in grado di smuovere animo e mente.
Mi sono ricreduta.
Ho avuto modo di conoscere ragazzi della mia età che sono tornati nella propria città con la voglia, la forza, il coraggio di fare qualcosa per cambiarla, renderla migliore. Ho avuto modo di conoscere ragazzi della mia età che non hanno smesso di credere che qualcosa possa ancora cambiare. Ho avuto modo di conoscere ragazzi della mia età, che senza chiedere nulla in cambio, si sono impegnati attivamente e culturalmente per rendere Caltanissetta una città migliore, riportarla a quella “Piccola Atene” degli anni 1935-1940 con quel fervore culturale che animava Piazza Garibaldi con il suo Caffè Romano o il Circolo dei Nobili. Ho visto ragazzi della mia età fare gruppo, aggregazione, senza invidia, ma con condivisione di idee, progetti, aspirazioni, sogni. Ho avuto modo di conoscere ragazzi della mia età che con orgoglio, partecipazione attiva, hanno fatto di tutto per mutare il soprannome Caltatristrezza in Caltabellezza. Ho visto ragazzi della mia età sbattere contro il muro dell’invidia, l’invidia degli adulti, quegli stessi adulti che dovrebbero incoraggiarci, consigliarci, stimolarci.
La critica è buona solo se costruttiva, se seguita da un confronto, da un dibattito. Aristotele, ad esempio, spiegava ai suoi discepoli che esiste un solo modo per sfuggire alle critiche e cioè non dire nulla, non fare nulla, non essere nessuno. Ma penso non sia più tempo di comportarsi da inetti. È arrivato il momento di metterci in discussione, di rivoluzionare il nostro pensiero, la nostra mentalità, di lasciar spazio ai giovani. Ad un certo punto la luce si era spenta, era sceso il buio su Corso Umberto, l’inesorabile vuoto, senza anima né vita, poi noi giovani abbiamo deciso, con caparbietà e testardaggine di riaccendere quella luce ormai spenta, senza disquisire su temi irrilevanti quali aprire o chiudere il transito in centro storico, ma scendere in piazza con un nutrito fiore di eventi, mostre, spettacoli, grazie al richiamo mediatico e alla qualità delle proposte. Badate bene: la cultura è il vero motore della nostra società. Nel programma di governo dell’Unione per il 2006 si diceva: «Il nostro Paese possiede un’inestimabile ricchezza culturale che in una società postindustriale può diventare la fonte primaria di una crescita sociale ed economica diffusa. La cultura è un fattore fondamentale di coesione e di integrazione sociale. Le attività culturali stimolano l’economia e le attività produttive: il loro indotto aumenta gli scambi, il reddito, l’occupazione. Un indotto che, per qualità e dimensioni, non è conseguibile con altre attività: la cultura è una fonte unica e irripetibile di sviluppo economico». Noi giovani, attivi, vivaci, rivoluzionari abbiamo studiato, abbiamo approfondito le nostre conoscenze, abbiamo vissuto esperienze fuori dalla nostra piccola città di origine e per questo stiamo agendo con cognizione di causa: vogliamo cambiare le sorti di questa città, che sembra appiattita, stanca, spenta. Vogliamo riportarla allo splendore di un tempo, vogliamo farne la capitale della cultura del centro Sicilia. Noi ci crediamo.
Non metteteci i bastoni tra le ruote, non spegnete le nostre idee, le nostre aspirazioni, i nostri sogni, ma aiutateci, spronateci, incoraggiateci a fare di più, tanto, meglio.
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