Di Ivan Ariosto

«Metta su una bella impresa, cominci a parlare di legalità, di mafia e di estorsione. Diventi amico di sbirri e magistrati, compri i giornalisti, si spedisca a casa due proiettili in busta ed è fatta» dice l’oscuro consulente legale della curia della diocesi nissena al detective improvvisato Gaspare Lazzara, alludendo – in modo non del tutto velato – all’affaire Montante, venuto prepotentemente alla ribalta delle cronache recenti.
Il romanzo “Piccola Atene” scritto da Salvatore Falzone e pubblicato da Barion (Mursia editore), non è un giallo, non è un thriller né un poliziesco, non ci sono buoni che scoprono le malefatte dei cattivi, il bianco e il nero si mescolano per dar vita ad un’indefinibile realtà grigiastra in cui i personaggi galleggiano illuminati solamente dal faro dell’ambizione.

Come in un romanzo di Sciascia, tutto viene triturato dalla ruota del potere, che gira e rigira finisce per inghiottire nel suo vortice anche chi – come il protagonista Lazzara – vaga candidamente alla ricerca della verità.
Ma la verità e il potere, in Sicilia, sono sempre altrove, imprendibili e imperscrutabili pur muovendosi alla luce di quel caldo sole di cui tanto ci vantiamo.
Quale posto migliore del silenzioso entroterra nisseno, estraneo alle stragi mafiose degli anni ‘90, lontano dai lustrini del turismo marittimo, protetto dallo scudo dei professionisti della legalità, per innestare il centro operativo di comando degli affari oscuri tra politica, mafia, imprenditoria e clero?

Nel suo romanzo, Salvatore Falzone racconta – con l’incedere della narrazione – una realtà che diviene via via sempre più intricata, le cui dinamiche si diramano tra delitti apparentemente casuali e moventi sovrapponibili, come in un confuso gomitolo che ricorda quello descritto da Carlo Emilio Gadda nel suo celebre “Pasticciaccio”.
L’ambientazione nostrana e la descrizione di luoghi che per il nisseno sono mete quotidiane, contribuiscono a prendere per mano il lettore e condurlo nei meandri di una vicenda che – al netto dei futuri verdetti dei Tribunali – ha ben poco di inventato.