Di Carla Sillitti.

“Mangia bene, vivi meglio”.
Quante volte ci è capitato di leggere o sentire questa frase?
Insomma, nulla di nuovo nel leggere un articolo che affermi come mangiare bene e fare attività fisica aiutino a mantenersi in salute.
Tuttavia, ciò che non si dice spesso, è quanto gli studi abbiano oltrepassato questo aspetto preventivo della nutrizione (intesa come sana alimentazione) così da arrivare a definire diete specifiche come vere e proprie cure o, in altri casi, adiuvanti alle cure di precise patologie.
Ad esempio oggi conosciamo la dieta priva di glutine per i celiaci, la dieta con alimenti a basso indice glicemico per i diabetici, le diete specifiche per alcune intolleranze .
Vi è di più.  Sappiamo anche che nei periodi di convalescenza da un intervento chirurgico per la rimozione di un cancro, l’alimentazione deve essere modificata, ma a quanti viene suggerita una vera e propria terapia nutrizionale associata alla chemioterapia?
Nessun delirio di onnipotenza affligge chi parla di “protocolli alimentari adiuvanti la chemioterapia” o di “terapia nutrizionale”.
Eppure sarà capito che sentendo queste notizie, magari, abbiamo pensato che chi le divulga sia preso dalla voglia di guadagnare e fare soldi facili su quelle patologie che più spaventano i pazienti.
Non è così. E oggi proverò a spiegarvi il perché.
Sull’argomento, studi scientifici recenti (e neanche troppo visto che si inizia già a parlarne nel 2009) hanno mostrato l’enorme effetto adiuvante che può avere sulla regressione del cancro l’applicazione di un protocollo alimentare specifico sul paziente in cura.
In particolare, si è visto che le aspettative di vita si allungano, la qualità della vita migliora e si è in grado di concludere i cicli di chemioterapia senza doverli interrompere per malnutrizione, cachessia (atrofia muscolare) o leucopenia (riduzione dei globuli bianchi).

Ad oggi, ci sono in commercio pochi agenti farmacologici e farmaconutrienti per contrastare la malnutrizione nei pazienti con tumore avanzato e la maggior parte hanno effetti limitati.

Tanto è vero che nel 2017 la ESPEN (Società Europea di Nutrizione Clinica e metabolismo), a dimostrazione dell’importanza di una dieta specifica, ha pubblicato le line guida sulla nutrizione dei pazienti oncologici basandosi su evidenze scientifiche che riguardano diversi protocolli specifici per le diverse forme di cancro.
Se queste linee guida venissero seguite, anche se molti tumori potrebbero essere inguaribili, potrebbero però, quanto meno, essere convertiti in malattie croniche, mettendo il paziente nelle condizioni di affrontare l’evento malattia con maggiore serenità.
Inoltre si deve sempre tener presente che l’assistenza nutrizionale dovrebbe essere accompagnata, se possibile, da un allenamento fisico.

Purtroppo però, affinché queste conoscenze si diffondano anche in Italia, superando il pregiudizio che le caratterizza, sarà necessario un percorso di sensibilizzazione del paziente molto lungo che potrebbe richiedere diversi anni. Ad oggi le uniche certezze che sentiremo saranno che uno stile di vita sano previene lo sviluppo di malattie e che i sopravvissuti al cancro devono impegnarsi ad adottare una dieta prudente insieme ad una regolare attività fisica, ma noi crediamo che ci sia ancora tanta strada da fare.